Conoscere i ragazzi dei poveri e amare la politica è tutt'uno.
Con la parola alla gente non si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l'esempio.
Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.
Ho voluto più bene a voi (ndr ragazzi) che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto.
Con la parola alla gente non gli si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l'esempio.
Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto.
I politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed è una tacca più sotto di quella di un maniaco sessuale.
Il cambiamento non lo vogliono più, prevale la vecchia logica degli interessi, è tornata a galla la Prima repubblica.
Stare in politica è come fare l'allenatore di calcio. Devi essere tanto furbo da capire il gioco e tanto fesso da pensare che sia importante.
L'apoliticità non esiste. Tutto è politica.
Un governo espresso da un Parlamento così povero di conoscenze specifiche non precede le situazioni, ne è trascinato.
Quando a una cena un'ospite gli disse che non le piaceva né la sua politica né i suoi baffi, Winston Churchill rispose, "Signora, non vedo ragione al mondo perché lei debba entrare in contatto con l'una o con gli altri".
Cercate di promettere un po' meno di quello che pensate di realizzare se vinceste le elezioni.
O l'uomo è obsoleto o lo è la guerra. La guerra è l'ultimo attrezzo della politica.
La politica conosce una debolezza ideologica per la quale nella società non ci si identifica più con chi la rappresenta.