Maria, non sarete soli lassù, ricordi: "Rivolgerò il mio sguardo ai monti dai quali mi giungerà il tuo aiuto".
La montagna se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano.
La montagna, come pure le isole, ha la proprietà di conservare non solo certe antiche specie vegetali e animali, ma anche popolazioni e usi antichissimi.
La montagna è per me un luogo deserto dove si vede il mondo com'era senza di noi e come sarà dopo.
Sono così triste che le montagne più di me non le si può amare.
I monti a cupo sonno supini giacciono affranti.
Anche l'aver scalato l'Everest diventa banale e quindi noioso. Una montagna è stimolante solo prima che venga affrontata.
Quassù ritrovo l'aria, l'ispiro così forte che finalmente so cos'è l'ispirazione per un artista. È aria venuta da lontano, respirata prima da alberi e da generazioni.
Ora siamo nelle montagne e le montagne sono dentro di noi.
Di cosa ho paura? Della vita borghese dalla quale sono sempre scappato fin da piccolo quando abitavo in Val Funes e non c'era neanche un campo da calcio per giocare. Guardavo le montagne e pensavo che arrampicandomi sarei andato via dal campanilismo e dalla ristrettezza mentale della valle.
Siamo giunti al quarantesimo anniversario della conquista del K2, e il CAI, finalmente, annuncia la tanto attesa revisione storica dell'assalto finale alla grande montagna.