Al cinema, si recita; al teatro, è recitare.
C'è almeno un matrimonio che rende un uomo felice: quello di sua figlia.
Per una battuta di spirito sarei capace di uccidere mio padre e mia madre. Per fortuna sono orfano.
Tutto è divertente, finché capita a qualcun altro.
Alcuni credono che il genio sia ereditario. Gli altri non hanno bambini.
Non esiste una sola bella donna che possa soddisfare tutti i desideri che ispira.
Ciò che ho sempre trovato di più bello, a teatro, è il lampadario.
Il teatro è la mia passione più grande. Ci ho messo tanto. E' stata una lotta togliermi l'etichetta del comico o del presentatore per portare in scena altro. Ho scritto testi miei e mi sono messo in gioco.
Vi era una sorta di aristocrazia intellettuale che disdegnava il teatro perché contaminazione di generi. Del resto in Italia siamo lenti, la prima opera di Cechov è arrivata nel '24. Gli altri paesi avevano capito prima di noi che il teatro era fusione di cultura e letteratura.
Un buon maestro di ballo è contemporaneamente autore e macchinista di teatro.
Mi sento più vivo in un teatro che in qualunque altro posto, ma quello che faccio in teatro l'ho preso dalla strada.
Il palco è lo strumento degli attori.
Nel teatro si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita.
A me piace il cinema, mi affascina, mi attira proprio per il suo procedere frammentato, in sequenza. A teatro, in fondo, quando hai studiato bene il testo e hai armonizzato i tempi con gli altri attori della compagnia, la cosa in un certo senso fila via liscia, "va da sé".
Teatro popolare è uno slogan vuoto che ha senso solo se lo spazio diventa davvero popolare, se la gente avverte che stai lavorando in una certa direzione e non, pardon, per farti le pippe.
Per me il teatro musicale è stata una scoperta tardiva che mi ha aiutato a far tornare nel mio lavoro un rapporto con la musica, con la dimensione visivo-temporale, che era quella che contraddistingueva i miei inizi.