La felicità è un prolungamento, una moltiplicazione di noi stessi.
Per un'affezione che i medici guariscono coi loro farmaci, costoro ne provocano dieci in soggetti sani, inoculando quell'agente patogeno mille volte più virulento di qualunque altro microbo: l'idea di essere malati.
I dispiaceri sono servitori oscuri, detestati, contro cui si lotta, sotto il cui dominio si cade ogni giorno di più, servitori atroci, insostituibili, e che, per vie sotterranee, ci conducono alla verità e alla morte.
La felicità è benefica per il corpo, ma è il dolore che sviluppa i poteri della mente.
La felicità è benefica al corpo, ma è il dolore quello che sviluppa le facoltà dello spirito.
L'istinto detta il dovere e l'intelligenza fornisce i pretesti per eluderlo.
Com'è amaro guardare la felicità attraverso gli occhi di un altro!
Molte persone hanno un'idea sbagliata di ciò che porta alla vera felicità. Essa non si raggiunge attraverso il piacere personale, ma attraverso la fedeltà ad un proposito degno.
La vera felicità non dipende dal numero degli amici, ma da quali ci si è scelti e da quanto essi valgono.
La miglior vendetta? La felicità. Non c'è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice.
Nulla invecchia come la felicità.
La felicità è un vino prezioso, che sembra insipido a un palato volgare.
Cercare la felicità in questa vita, ecco il vero spirito di rivolta.
Non siamo dunque nati fuorché per sentire, qual felicità sarebbe stata se non fossimo nati?
Non credo che esista un "diritto" alla felicità. Se ci capita di essere felici, ringraziamo il cielo.