L'amore, quando si fa universale, diventa disfattismo.

Massimo Bontempelli
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La nostra interpretazione

L’affermazione mette in discussione l’idea di un sentimento esteso indistintamente a chiunque e a qualunque cosa. Quando l’affetto perde ogni selettività e ogni concretezza, rischia di svuotarsi di forza e responsabilità. Amare tutto e tutti allo stesso modo può trasformarsi in una forma di rinuncia: rinuncia a scegliere, a prendere posizione, a distinguere tra ciò che va difeso e ciò che va contrastato. Il sentimento, per rimanere vivo, ha bisogno di un oggetto preciso, di un legame concreto, di un rischio personale. Se si dilata al punto da non avere più confini, finisce per indebolire l’azione, la volontà, il senso di impegno verso qualcuno o qualcosa. L’afflato generico verso “il mondo intero” può diventare un alibi per non entrare davvero nel conflitto, per non assumersi le conseguenze di legami reali. Così ciò che nasce come aspirazione alta e nobile si converte in una forma di arrendevolezza, dove non si difende più nulla con convinzione, perché tutto è indistintamente accolto e confuso nello stesso abbraccio indifferenziato.

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