L’amore viene descritto come uno scambio incerto e agitato, in cui i sentimenti non sono mai stabili né garantiti. La dinamica affettiva somiglia a una serie di investimenti emotivi, promesse, aspettative e illusioni che si accumulano fino a generare uno squilibrio. Da un lato c’è chi dà, dall’altro chi riceve, ma la misura di questo dare e ricevere è quasi sempre impari. Si costruisce così una forma di debito invisibile: gesti non ricambiati, sacrifici non riconosciuti, attenzioni ignorate. Quando la relazione finisce, ciò che resta è una sensazione di perdita e di fallimento, come in un crollo improvviso. La parte che ha amato di più, che ha creduto maggiormente nel legame, appare come quella “disonorata”: non solo ha perso ciò che aveva investito, ma percepisce anche una sorta di vergogna, come se la generosità dei propri sentimenti fosse stata un errore. L’immagine finale è amara: chi si è esposto, chi ha creduto, chi ha dato credito all’altro, è proprio colui che ne esce ferito e svuotato, con la dolorosa impressione di aver perso tutto, inclusa la propria dignità emotiva.