Il pubblico mi ha seguito con affetto. Oggi, quando mi incontrano dicono sempre le stesse cose: quella televisione sapeva starti vicino, era gradevole e non volgare.
La Rai preparava con dei corsi di dizione di lingua italiana e straniera i propri presentatori, annunciatori, giornalisti. Lo abbiamo fatto tutti con una grande serietà. Oggi purtroppo questa tradizione anche in Rai si è persa, ed infatti ascoltiamo quello che ascoltiamo.
Alcune persone pensano che il lusso sia l'opposto della povertà. Non lo è. È l'opposto della volgarità.
Volgari si nasce. La volgarità, nelle arti, la volgarità piacevole, che vi incanta, è inimitabile. È un dono di natura come il genio.
È esatto dire che, in mezzo ai bassi interessi del denaro e alla scolorita freddezza dei pensieri volgari che riempiono la nostra vita, le azioni ispirate da una vera passione mancano raramente di produrre il loro effetto, quasi che una divinità propizia si desse premura di condurle per mano.
Quando la parola "volgare" non avrà più senso, saremo tutti uguali.
Nelle nostre civiltà affaccendate, la memoria della libera vita di Galilea è rimasta come il profumo d'un altro mondo, come una rugiada dell'Hermon, grazie alla quale la siccità e la volgarità non hanno invaso tutto quanto il campo di Dio.
Il successo è il solo infallibile criterio di saggezza per le menti volgari.
Che le persone volgari esprimano i propri pensieri in modo chiaro è tutt'altro che vero. E la chiarezza che si può trovare in loro deriva non dalla loro padronanza della lingua, bensì dalla pochezza dei loro pensieri.
La morte e la volgarità sono le uniche due realtà che il diciannovesimo secolo non è riuscito a spiegare.
In televisione, in molte delle dive di cui si parla, c'è una volgarità che sinceramente non si può ritrovare in me.
Nulla è volgare di per sé, ma siamo noi che facciamo la volgarità secondo che parliamo o pensiamo.
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