L'amicizia è una relazione disinteressata tra eguali; l'amore, una relazione abietta tra schiavi e tiranni.
— Oliver Goldsmith
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La nostra interpretazione
L’idea centrale è il contrasto netto tra due forme di relazione umana: una fondata sull’uguaglianza e una segnata dal potere. L’amicizia appare come un legame limpido, in cui nessuno cerca di trarre vantaggi dall’altro. I due poli si incontrano su un piano orizzontale: non c’è chi comanda e chi obbedisce, non ci sono catene invisibili di dipendenza emotiva. La gratuità del legame permette libertà interiore, rispetto reciproco e una stabilità che non ha bisogno di drammi per sentirsi viva.
L’amore viene dipinto come il suo opposto: un intreccio di dipendenze, dove chi ama e chi è amato raramente si trovano sullo stesso livello. Entrano in scena la sottomissione, la gelosia, la paura di perdere, il dominio sottile o esplicito. L’intensità del sentimento non è garanzia di armonia, ma talvolta origine di squilibrio: uno si sente schiavo, l’altro tiranno, e i ruoli possono perfino invertirsi nel tempo. Ne emerge una visione disincantata, che mette in luce come il desiderio di possesso, l’idealizzazione e la paura dell’abbandono possano trasformare un sentimento nobile in una catena. Il paragone esalta la dignità dell’amicizia, suggerendo che un legame meno passionale può essere, paradossalmente, più libero, giusto e umano di molte storie d’amore consumate dalla brama di controllo o dalla dipendenza affettiva.
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