Si guardano attorno i serbi delle Krajine e dicono: mio dio, che cosa abbiamo fatto.— Paolo Rumiz
Si guardano attorno i serbi delle Krajine e dicono: mio dio, che cosa abbiamo fatto.
I nomadi lo sanno: le mappe non servono a orientarsi, ma a sognare il viaggio nei mesi che precedono il distacco.
Sento che sono nel cuore del viaggio. C'è tutto: la slavità, gli ebrei, lo sradicamento, la Frontiera, il fascismo che torna, la bontà degli Ultimi. E questo cielo lettone che riassume il Nord e il Sud del mio continente.
Il bene prevale numericamente sul male, ma non sa fiutare il pericolo.
Nel convento altrui non si porta mai la propria regola.
Difficile diventare adulti se non si fa un viaggio da soli. È un modo per superare la paura dell'altro e anche di sé stessi, in cui ci si trova a fronteggiare la nostalgia, si arriva alla riscoperta delle radici. Finché non fai un viaggio da solo non impari a rapportarti con gli altri.
Tutto quello che devi fare è sapere dove stai andando. Le risposte ti arriveranno conformemente.
Per superare una difficoltà non basta identificarla chiaramente. Una presa di coscienza che non sia seguita da un'azione è del tutto sterile.
La felicità non va inseguita, ma è un fiore da cogliere ogni giorno, perché essa è sempre intorno a te. Basta accorgersene.
Domandati molte volte al giorno: faccio in questo momento quello che devo fare?
Il clero sa ch'io so che loro sanno di non sapere.
Io i sogni che non posso realizzare non li sogno proprio.
Credi che possa essere fatto. Quando tu credi che qualcosa possa essere fatto, e ci credi davvero, la tua mente troverà i modi per farlo. Credere che c'è una soluzione lastrica il cammino ad una soluzione.
Ero gratificato dal fatto di poter rispondere prontamente. Dissi: non lo so.
Non bisogna desiderare le cose che sono troppo al disopra di noi.
Io ritengo che l'inversione [delle preferenze sessuali] non sia l'effetto né di una scelta prenatale né di una malformazione endocrina né della passiva e determinata risultanza di complessi. È una presa di coscienza che il bambino raggiunge quando sta soffocando.