La compassione è la risposta spontanea dell'amore; la pietà l'involonario riflesso della paura.— Paul C. Roud
La compassione è la risposta spontanea dell'amore; la pietà l'involonario riflesso della paura.
Compassione e pietà sono assai differenti. Mentre la compassione riflette l'anelito del cuore a immedesimarsi e soffrire con l'altro, la pietà è una serie controllata di pensieri intesi ad assicurarci il distacco da chi soffre.
Pietà quanta se ne vuole, ma non lodate le cattive azioni: date loro il nome di male.
La pietà, mentre addolcisce le sofferenze degli altri, è giovevole ancor più a colui il quale la prova.
Non bisogna avere pietà con chi prospera sull'offesa fatta agli offesi... dagli schiavisti moderni che offendono legalitariamente perché pensano che così va il mondo, o stai sopra o stai sotto.
Chi ha pietà degli altri ha pietà di sé.
Certo non la pietà, non l'umiltà, non l'ingenuità, non la debolezza possono salvarci, ma forse il disporsi con orrore a povere, sconfitte e disperate cose come queste.
La pietà è uno condimento a tutte le virtù che può avere uno omo.
Che la pietà non vi sia di vergogna.
Come il buddhismo, anche il cristianesimo fu un'associazione di poveri; il suo principale allettamento fu la facilità offerta alle classi diseredate di riabilitarsi con la professione d'un culto che offriva loro soccorsi e pietà infinita.