L'uomo molto giovane è un animale ribelle al dolore.
Bisogna ammettere che se il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce, gli è che questa è meno ragionevole del nostro cuore.
Non è nella novità, è nell'abitudine che troviamo i più grandi piaceri.
Non ho mai imparato di più che in quelle lunghe giornate, forse per un testimone in apparenza vuote, e in cui osservavo il mio cuore novizio come un arricchito osserva i propri gesti a tavola.
I presentimenti veri si formano a delle profondità che il nostro spirito non visita. Talvolta essi ci fanno anche compiere degli atti che interpretiamo del tutto alla rovescia.
Per uno spirito che progredisce, la pigrizia non esiste.
La bellezza ci può trafiggere come un dolore.
È probabile che i tormenti del martirio li sentono più acutamente gli astanti. I tormenti sono illusori. La prima sofferenza è l'ultima sofferenza, perché le lesioni successive si perdono nell'insensibilità.
Non sentire alcun dolore è equiparabile alla fine dei sentimenti; ciascuna delle nostre gioie è un patto con il diavolo.
Le lacrime non sono espresse dal dolore, ma dalla sua storia.
È questo il problema del dolore. Esige di essere sentito.
Dolore è più dolor, se tace.
Per allontanarsi da un dolore sembra necessario ripercorrere gli stessi passi che ci hanno condotto a quel dolore.
La musica mi trasporta in un mondo in cui il dolore non smette di esistere, ma si allarga, si placa, diventa insieme più calmo e più profondo, come un torrente che si trasforma in lago.
Non ci consoliamo dei dolori, ce ne distraiamo.
Il più piccolo dolore nel nostro mignolo ci preoccupa e c'infastidisce di più della distruzione di milioni di nostri simili.