Se è vero che ci si abitua al dolore, come mai con l'andare degli anni si soffre sempre di più?— Cesare Pavese
Se è vero che ci si abitua al dolore, come mai con l'andare degli anni si soffre sempre di più?
L'unica gioia al mondo è cominciare. E' bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante.
C'è gente per cui la politica non è universalità ma soltanto legittima difesa.
Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi.
Conta quello che si fa, non che si dice.
Non c'è destino, ma soltanto dei limiti. La sorte peggiore è subirli. Bisogna invece rinunciare.
Soltanto il rispetto dei valori e dei dolori che si vogliono superare consente di trascenderli; ignorarli con frettolosa sgarbatezza significa lasciarli pericolosamente fermentare nel livore represso e lasciarli incancrenire nel risentimento non risolto.
Sono certo di parlare a nome della mia nazione intera, quando dico: l'11 settembre siamo tutti americani, nel dolore come nella sfida.
Salutarsi è una pena così dolce che ti direi addio fino a domani.
Il tormento, per alcuni, è una necessità, un bisogno, un appetito, un compiacimento.
Il dolore ti cambia in profondità.
Là dove cresce il dolore è terra benedetta.
Se il vero dolore consistesse in uno schiaffo...
Ci sono pochi dolori, per quanto strazianti, ai quali una buona rendita non arrechi un certo sollievo.
Non esistendo dolore, sua nascita e suo arresto, non può logicamente esistere neppure il cammino, il quale consiste nell'arresto del dolore.
La felicità è come l'elemosina gettata al mendico. Gli permette di vivere oggi per prolungare il suo dolore l'indomani.