Se è vero che ci si abitua al dolore, come mai con l'andare degli anni si soffre sempre di più?— Cesare Pavese
Se è vero che ci si abitua al dolore, come mai con l'andare degli anni si soffre sempre di più?
Non c'è niente che sappia di morte più del sole in estate della gran luce, della natura esuberante. Tu fiuti l'aria e senti il bosco e ti accorgi che piante e bestie se ne infischiano di te. Tutto vive e si macera in se stesso. La natura è la morte.
Quando le donne parlano ridendo è come un uomo che vi prende da parte per darvi un consiglio.
Solo ciò che è trascorso o mutato o scomparso ci rivela il suo volto reale.
L'arte di non farci mai avvilire dalle reazioni altrui, ricordando che il valore di un sentimento è giudizio nostro poiché saremo noi a sentircelo, non chi interviene.
La tolleranza delle idee nasce dalla illusione che la verità sia qualcosa di razionale, mentre appena si accetta il principio che qualunque idea si basa su una scelta iniziale, che la volontà è il primo organo della conoscenza, si diventa intransigenti.
L'accettazione è il primo passo per superare una delusione. Il dolore nasce sempre dal desiderio che le cose siano diverse da come sono.
Non c'è dolore più grande della perdita della terra natia.
Tu puoi tenerti lontano dai dolori del mondo, sei libero di farlo e risponde alla tua natura, ma forse proprio questa tua astensione è l'unico dolore che potresti evitare.
Gran forza inspira E fierezza il dolor quando lo move Amor tradito.
Il dolore per la Chiesa finisce con il diventare uno strumento di potere e quindi con l'aumentare l'audience.
Il limite estremo della grandezza dei piaceri è la rimozione di tutto il dolore. Dove sia il piacere, e per tutto il tempo che vi sia, non vi è posto per dolore fisico, o dell'anima, o per l'uno e l'altro insieme.
È probabile che i tormenti del martirio li sentono più acutamente gli astanti. I tormenti sono illusori. La prima sofferenza è l'ultima sofferenza, perché le lesioni successive si perdono nell'insensibilità.
Anche l'uomo più sano e più sereno può risolversi per il suicidio, quando l'enormità dei dolori e della sventura che si avanza inevitabile sopraffà il terrore della morte.
Era proprio così: anche le cose tristi passavano, anche i dolori, le disperazioni, come le gioie, impallidivano, perdevano la loro profondità e il loro valore, fin che veniva un momento in cui non ci si poteva più ricordare cos'era stato a far tanto male. Anche i dolori sfiorivano ed appassivano.
La natura del dolore è eccellente, perché, se si protrae, non può essere grande, e se è grande, non può protrarsi.