Suicidarsi in questa congiuntura sociopolitica, è assurdo e ridondante. Meglio diventare un poeta segreto.— Roberto Bolaño
Suicidarsi in questa congiuntura sociopolitica, è assurdo e ridondante. Meglio diventare un poeta segreto.
Ogni cento metri il mondo cambia.
Il problema nella letteratura come nella vita è che uno finisce sempre per diventare uno stronzo.
Passa la gloria del mondo, senza gloria, senza mondo, senza un miserabile panino alla mortadella.
Il cielo, al tramonto, sembrava un fiore carnivoro.
Era una sensazione di esserci e non esserci, di distacco rispetto a quanto mi circondava, di indefinita fragilità.
Chissà se non c'è una differenza fra togliersi la vita e darsi una morte?
Bisogna concedere ai barbari la chance di essere un animale, con una sua compiutezza e un suo senso, e non pezzi del nostro corpo colpiti da una malattia. Bisogna fare lo sforzo di supporre, alle loro spalle, una logica non suicida, un movimento lucido, e un sogno vero.
Il solo crimine perfetto è il suicidio. Perché è unico e senza appello, al contrario dell'omicidio che deve ripetersi senza fine. Poiché realizza la confusione ideale tra il carnefice e la vittima.
Conosco un uomo che ha smesso di fumare, di bere, di fare sesso e di mangiare pesante. È rimasto in salute fino a che non si è suicidato.
Senti, io non mi intendo di suicidi. Quando sono cresciuto, a Brooklyn, mai nessuno si è suicidato. Erano tutti troppo infelici.
Il maggiore torto del suicida è non d'uccidersi, ma di pensarci e non farlo. Niente è più abbietto dello stato di disintegrazione morale cui porta l'idea, l'abitudine dell'idea del suicidio.
Non sprecate il vostro suicidio: ammazzate prima qualcuno che vi è odioso.
Volevo solo andarmene. Ma non c'era nessun posto dove andare. Il suicidio? Gesù Cristo un'altra faticata. Avevo voglia di dormire per cinque anni di fila, ma non me lo permettevano.
Bene visse colui che poté morire come volle.
Il suicidio non è che una scorciatoia.