Tutto quello che deve avvenire è incerto: vivi senza indugio.
Se la felicità consistesse nella sensualità, le bestie sarebbero più felici dell'uomo, l'umana felicità invece ha sede nell'anima, non nel corpo.
Non è un'arte quella che arriva allo scopo per caso.
La fortuna teme i forti e schiaccia i paurosi.
La solitudine è per lo spirito, ciò che il cibo è per il corpo.
Non c'è vizio che non possa trovar difesa.
L'attività frenetica, a scuola o in università, in chiesa o al mercato, è sintomo di scarsa voglia di vivere.
Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.
La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.
Era la mia idea di libertà. Pensavo che ognuno ha il diritto di vivere come gli pare. Ma che libertà è morire?
Per vivere soli si deve essere una bestia o un dio dice Aristotele. Manca il terzo caso: si deve essere l'una e l'altra cosa filosofo.
Il male di vivere è forse la sola ragione per vivere, in quanto segno del progresso del pensiero e della coscienza. La grandezza dell'uomo, in fondo, sta anche nelle sue ferite.
Quando abbiamo imparato a vivere, moriamo.
Per vivere, proprio come per nuotare, va meglio chi è più privo di pesi, ché anche nella tempesta della vita umana le cose leggiere servono a sostenere, quelle pesanti a far affondare.
Non vivo per me, ma per la generazione che verrà.
Non vivere come se tu avessi ancora diecimila anni da vivere. Il fato incombe su di te. Finché vivi, finché ti è possibile, diventa buono.