Il rugby è come l'amore. Devi dare prima di prendere. Quando hai la palla è come fare l'amore. Devi pensare al piacere dell'altro prima che al tuo.
— Serge Blanco
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La nostra interpretazione
L’immagine del gioco di squadra viene accostata all’esperienza affettiva per mettere in luce un principio di fondo: nelle relazioni autentiche, così come in certe dinamiche sportive, il centro non è l’ego, ma l’altro. Chi porta il pallone ha il potere di decidere, di avanzare, di creare azioni decisive; allo stesso modo, chi conduce un rapporto ha in mano una responsabilità. L’invito è a usare questo “potere” non per affermare se stessi, ma per valorizzare chi ci sta accanto. Il piacere, la soddisfazione, il successo diventano allora il risultato di una cura reciproca, non di una competizione interna.
Il paragone suggerisce anche che la vera soddisfazione nasce quando si riesce a far emergere il meglio dall’altro: passare la palla nel momento giusto, dare spazio, sostenere, proteggere. La differenza tra possesso e dono è centrale: tenere la palla solo per sé significa soffocare il gioco, come nella vita a due l’egoismo soffoca la relazione. Mettere al primo posto il benessere altrui non implica annullarsi, ma cercare un equilibrio in cui il piacere individuale è conseguenza naturale di una reciprocità sincera. In questo modo sia il gioco sia l’amore diventano luoghi di rispetto, ascolto e generosità, dove l’intensità dell’esperienza dipende dalla capacità di offrire prima di pretendere.