A Roma ci siamo e ci resteremo.
Roma ha l'osteria, luogo popolaresco, un po' buio, bonario, con tavole di marmo, boccali di vino, belle insegne rossastre con le scritte: «Vino dei Castelli a tanto il litro».
A Roma tutto ha a un prezzo.
Non è il male che corre sulla terra, ma la mediocrità. Il crimine non è Nerone che suonava la lira mentre Roma bruciava, ma il fatto che egli suonava male.
Dopo la Roma dei Cesari, dopo quella dei Papi, c'è oggi una Roma, quella fascista, la quale con la simultaneità dell'antico e del moderno, si impone all'ammirazione del mondo.
I fascisti che il 28 ottobre 1922 entrarono in Roma non dispiacquero in Vaticano. Era la medievale distinzione della Chiesa sulle guerre giuste e quelle ingiuste.
Suggello infrangibile dell'unità italiana.
O Roma, o Orte.
Io non so se Roma pagana gettò più uomini alle belve che Roma cristiana al rogo.
La lampada accesa è il simbolo di Roma eterna, Virgilio ne è l'anima vigile e operante.
A Roma tutti sanno cosa succede, ma non lo capisce nessuno.