Viviamo in società. Per noi dunque niente è davvero buono se non è buono per la società.— Voltaire
Viviamo in società. Per noi dunque niente è davvero buono se non è buono per la società.
Ogni volta che un evento importante, una rivoluzione o una calamità volge a profitto della Chiesa, è sempre identificata con la Mano di Dio.
C'è solo una morale, come c'è solo una geometria.
Bisogna essere dei grandi ignoranti per rispondere a tutto quanto ci viene richiesto.
Non si è mai disputato se c'è luce a mezzogiorno.
Che cos'è la tolleranza? È la prerogativa dell'umanità. Siamo tutti impastati di debolezze e di errori; perdoniamoci reciprocamente le nostre sciocchezze: questa è la prima legge di natura.
La sicurezza della società sta nell'abitudine e nell'istinto incosciente, e la base della stabilità della società, in quanto organismo sano, è l'assenza completa di qualsiasi tipo di intelligenza tra i suoi membri.
Una società ideale è un dramma recitato esclusivamente nell'immaginazione.
Sarà più sicura e salda e meno sottoposta alla fortuna quella società che è fondata e governata da uomini saggi ed attenti. Viceversa quella che è costituita da uomini rozzi ed incapaci dipende in massima parte dalla fortuna ed è meno salda.
Non si è mai del tutto superiori alla società cui s'appartiene.
Società. Espediente ingegnoso per ottenere profitti individuali senza responsabilità personali.
I veri nemici della società non sono quelli che essa sfrutta o tiranneggia, ma quelli che umilia.
La nostra società ha legato il suo destino a un'organizzazione fondata sull'accumulazione illimitata. Questo sistema è condannato alla crescita. Non appena la crescita rallenta o si ferma è la crisi, il panico.
L'uomo può essere stato fatto a immagine di Dio, ma la società umana è stata fatta a immagine del Suo opposto. E cerca sempre di ritornare.
La società non esiste: ci sono uomini e donne, e famiglie.
Si può paragonare la società a un fuoco, con cui il saggio si riscalda, a debita distanza, senza peraltro giungere a toccarlo, come ha fatto lo stolto, il quale, dopo essersi bruciato, fugge nel freddo della solitudine, e si lamenta perché il fuoco brucia.