Chi si vendica dopo la vittoria è indegno di vincere.
La tolleranza non ha mai provocato una guerra civile; l'intolleranza ha coperto la terra di massacri.
La tolleranza è necessaria così in politica come in religione: solo l'orgoglio ci fa essere intolleranti.
È meglio correre il rischio di salvare un colpevole piuttosto che condannare un innocente.
"Conosci te stesso" è un ottimo precetto, ma sta soltanto a Dio il metterlo in pratica: chi altri se non Lui può conoscere la propria essenza?
I pregiudizi, amico, sono il re del volgo.
La vendetta è in qualche modo una giustizia istintiva che proviene dagli dèi primitivi dell'inconscio. Essa mira a ristabilire un'uguaglianza basata sulla sofferenza inflitta in modo reciproco.
La più crudele vendetta di una donna è restare fedele a un uomo.
Era così che facevamo i conti con noi stessi laggiù: prima li falciavamo in due, poi gli offrivamo i cerotti.
La vendetta è una specie di giustizia primitiva alla quale, quanto più la natura umana ricorre, tanto più la legge dovrebbe mettere fine.
Un cadavere non vendica le offese.
La migliore vendetta su un bugiardo è quella di convincerlo di aver creduto alle sue parole.
L'inconscio si vendica di notte.
I popoli si vendicano volentieri degli omaggi che tributano ai re.
Ci si riunisce in gruppi, perché l'obbedienza permette di fare tutto quello di cui per convinzione propria non si sarebbe più capaci, e l'inimicizia di quei gruppi dona agli uomini la sempre operante reciprocità della vendetta, mentre l'amore ben presto si addormenterebbe.
Il disprezzo è la forma più sottile di vendetta.