Morire di fame è assai meno doloroso che morire di non libertà.
L'Italia è un paese di complici, dove non esiste solidarietà tra onesti, ma solo scambio tra diversi interessi.
Non esiste, come qualcuno teorizza, la scalata moderna, antica o futura. Esiste soltanto la scalata, e come tale non è che un mezzo convenientemente adattato alla propria etica per raggiungere le proprie aspirazioni.
La montagna più alta rimane sempre dentro di noi.
Coraggio, soprattutto a livello individuale, è anche volontà civile e responsabile di non rassegnarsi all'incalzante degrado morale. E infine quella buona cosa che consiste nel saper pagare sulla propria pelle i propri errori: virtù assai rara oggigiorno ma per questo ancor più apprezzabile.
L'atteggiamento di chi vuol rendere la miseria attraente per gli altri è piuttosto antipatico. Devo ancora conoscerlo un povero che abbia nostalgia della povertà.
La fame umana ha una voce meravigliosamente dolce e pura. Non v'è nulla di umano nella voce della fame.
Ogni bambino ha in sè lo spirito della creazione. La spazzatura della vita soffoca spesso tale spirito attraverso le piaghe e la miseria dell'anima.
Guardare indietro è fatale all'Arte. È un voler restare poveri. L'arte non può e non vuole sopportare la miseria.
La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori.
Il denaro non può comprare la felicità, ma rende la miseria più sopportabile.
I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria.
Niente mi disgusta quanto le persone che provano un sentimento di fratellanza perché hanno scoperto, l'una nell'altra, la medesima bassezza. È una fratellanza viscida, alla quale non ambisco.
Il disperare aggrava non soltanto la nostra miseria ma anche la nostra debolezza.
La miseria mi fa più paura che la solitudine, perché quella è umiliazione e degrado, e questa è soltanto noia o tristezza.