Lo scrittore deve insegnare a se stesso che la cosa più vile è aver paura.
Qualche volta il coraggio si presenta soltanto nel momento in cui non si vede altra via d'uscita.
Un uomo vivo è meglio di qualsiasi uomo morto, ma nessun uomo vivo o morto è molto migliore di qualsiasi altro uomo vivo o morto.
Il tempo non è poi questo gran male, dopotutto. Basta usarlo bene, e si può tirare qualsiasi cosa, come un elastico, finché da una parte o dall'altra si spacca, e eccoti lì, con tutta la tragedia e la disperazione ridotta a due nodini fra pollice e indice delle due mani.
Quando il mio cavallo sta correndo bene, non mi fermo per dargli lo zuccherino.
L'uomo fa molto più di ciò che può o deve sopportare. E così finisce col credere di poter sopportare qualunque cosa. E questo è il terribile. Che possa sopportare qualunque cosa, qualunque cosa.
I grandi scrittori non sono fatti per subire la legge dei grammatici, ma per imporre la loro.
Il migliore scrittore sarà colui che ha vergogna di essere un letterato.
Pochi autori di questo secolo insegnano come Musil che l'unica dimensione dello scrittore è quella della verità.
L'autore migliore sarà quello che si vergognerà di diventare scrittore.
Accade così per tutti i grandi scrittori: la bellezza delle loro frasi è imprevedibile come la bellezza di una donna che ancora non conosciamo.
L'autore ragionevole non scrive per nessun'altra posterità che per la propria, cioè per la propria vecchiaia, per potere anche allora provar diletto di sé.
Uno scrittore ha sempre una vita di scorta quando ha deciso di barare con la sua.
Scrivere è trasformare in soldi i propri momenti peggiori.
Tentiamo una definizione: lo scrittore è colui che è sommamente, eroicamente incompetente di letteratura.
Quando arriva il successo per uno scrittore inglese, questi si procura una nuova macchina da scrivere. Quando il successo arriva per uno scrittore americano, si procura una nuova moglie.