Quando qualcuno non sa cosa concepire e non è una donna, concepisce un aforisma.
Chi vive intensamente non ha tempo per l'eternità.
In una società in cui è concesso solo ai maschi l'istinto e alle femmine il calcolo culturale sul proprio residuo d'istinto di sopravvivenza chiamato sentimento, non c'è che povertà, viltà, meschinità relazionale.
La battaglia per impedire all'altro è la stessa che ti sottrae ogni energia per poi permettere a te di fare qualcosa.
L'affetto intellettuale è il più bel dono che ci si possa fare.
Quando ti senti solo soltanto perché sei da solo puoi pur sempre covare una speranza, ma quando sei solo e già insieme a qualcuno?
L'aforisma è l'uso pessimistico della scrittura che manda in pezzi l'ethos oratorio.
Scrive aforismi, e ha il coraggio di presentarli a un pubblico di lettori, chi ha raggiunto lo spazio mentale che gli è connaturale e ne ha fissato confini ed estensioni.
L'aforisma è una scheggia d'universo. Ricostruire la vetrata è un po' più difficile.
Gli aforismi, sia i miei che quelli di ogni altro, sono sempre falsi, intrinsecamente falsi. Anche questo.
Se scuoti un aforisma ne cade fuori una bugia e ti avanza una banalità.
L'aforisma è il boia della prolissità.
Nel cuore di ogni aforisma, per quanto nuovo o addirittura paradossale esso possa apparire, pulsa un'antichissima verità.
Un aforisma benfatto sta tutto in otto parole.
Il maggior pericolo, per chi si dedica agli aforismi, è l'irrompere dei sentimenti nel mondo del pensiero.
La superiorità dell'aforisma: uccide la spiegazione.