Aforisma. Saggezza predigerita.
Vecchiaia. È quel momento della vita in cui si chiude un occhio sui vizi che ci si può ancora concedere e si scagliano fulmini su quelli che non si è più in grado di commettere.
Ragionare. Calcolare le probabilità sulla bilancia dei desideri.
Tutto. Fino all'ultimo centesimo, tranne quello che si è tenuto per sé.
Geloso. Eccessivamente preoccupato di conservare una cosa che si può perdere solo se non vale la pena averla.
Dovere. Ciò che ci spinge inflessibilmente in direzione del profitto, lungo la via del desiderio.
La letteratura aforistica è una letteratura marginale perché poco attraente e ammiccante. Ci invita non al sogno, ma al confronto con noi stessi e la società in cui viviamo.
L'aforisma è una sorta di gemma, tanto più preziosa quanto più rara, e godibile solo in dosi minime.
Gli aforismi, sia i miei che quelli di ogni altro, sono sempre falsi, intrinsecamente falsi. Anche questo.
Ogni aforisma valido dovrebbe possedere la ricchezza concentrata del seme capace di svilupparsi in pianta.
Scrivere un aforisma ottimista è una tentazione, ma il decoro lo impedisce.
La forza dell'aforisma è nella sua perentorietà, come quella dello sgherro nel ceffo. Forza-sopruso.
Scrivere un aforisma, per chi lo sa scrivere, è spesso difficile. Ben più facile è scrivere un aforisma per chi non lo sa fare.
L'aforisma è il potere che limita e rinchiude. Forma che ha forma di orizzonte, che è il proprio orizzonte. Da qui si vede anche in che cosa sia attraente, sempre ritratta in se stessa, con qualcosa di cupo, di concentrato, di oscuramente violento che la fa rassomigliare al delitto di Sade.
Un segno di vecchiaia è l'inettitudine a creare aforismi. A settanta e oltre la natura ti ha già dato per morto, ti dà alle pale e agli angeli della reincarnazione. L'aforisma è un'illuminazione spermatica metafisica, tra i quaranta e i cinquanta è la sua età ideale.
Aforisma: forma ideale per recuperare la negatività mediante l'estetica.