La superiorità dell'aforisma: uccide la spiegazione.— Mario Andrea Rigoni
La superiorità dell'aforisma: uccide la spiegazione.
A noi che siamo nati dopo la fine di tutto, non resta nemmeno la freschezza del decadere.
La festa prima della fine, l'orchestra che suona e non smette di suonare, mentre il Titanic affonda, è più che l'immagine di un'epoca: è una metafora della storia, della vita stessa, di ciascuno e di tutti.
Che si siano sempre pregati gli dèi è umano, ma ciò non depone, a dire il vero, in favore della nostra eleganza. Meno che mai della loro.
Si è detto talvolta che Platone annuncia il Cristianesimo. Ma non c'è niente in lui del guazzabuglio giudaico: il mondo doveva trovare salvezza nelle forme, non nella fede.
La nostra nullità dovrebbe moderare la nostra ambizione; d'altronde questa nasce proprio da quella.
La forza dell'aforisma è nella sua perentorietà, come quella dello sgherro nel ceffo. Forza-sopruso.
L'aforismo è ingegnoso, è eloquente, ma come tutti gli aforismi è una parte della verità, non tutta la verità. Per fare un aforismo, per formulare un dogma, bisogna tagliar troppe cose, arrotondar troppi spigoli; e la verità non è quasi mai né quadrata, né rotonda.
L'uomo pensa per aforismi e si guida con degli aforismi. L'aforisma lo dispensa dal riflettere troppo prima di agire.
Nel cuore di ogni aforisma, per quanto nuovo o addirittura paradossale voglia apparire, pulsa un'antichissima verità.
Definire che cosa sia l'aforisma è una definizione al quadrato, un aforisma impossibile.
Un aforisma non è mai un frammento. Che bel frammento può essere un romanzo di 880 pagine!
L'aforisma è la chiusura-lampo del bagaglio delle esperienze.
Ci sono aforismi che, come gli aeroplani, stanno su solo quando sono in movimento.
Ogni aforisma valido dovrebbe possedere la ricchezza concentrata del seme capace di svilupparsi in pianta.
La citazione più preziosa è quella di cui non riesci a trovare la fonte.