Gli aforismi sono il monoteismo degli esuli.— Luigi Trucillo
Gli aforismi sono il monoteismo degli esuli.
Alcuni resistono aggrappati all'orlo dell'immaginazione.
Di notte la solitudine si scuce, il giradischi svapora e, all'improvviso, il proprio guanciale è una penna.
L'originalità ha bisogno di tirocinio.
Molti libri riassumono una frase.
La lingua batte dove la mente duole.
Certo, il guaio di ogni aforisma, di ogni affermazione, è che può facilmente diventare una mezza verità, una fregnaccia, una bugia o un appassito luogo comune.
La letteratura aforistica è una letteratura marginale perché poco attraente e ammiccante. Ci invita non al sogno, ma al confronto con noi stessi e la società in cui viviamo.
L'intento principale dell'aforisma non è quello di spiegare o dimostrare qualcosa, ma quello di colpire.
Se scuoti un aforisma ne cade fuori una bugia e ti avanza una banalità.
Il rifiuto aggressivo, ostinato del sistema. L'aforisma, ormai.
Aforisma: forma poetica della definizione.
Chi scrive aforismi non vuole essere letto ma imparato a memoria.
Scrivere un aforisma ottimista è una tentazione, ma il decoro lo impedisce.
Affermano che l'aforisma è una saetta. Meglio paragonarlo a una lucciola: il piccolo chiarore intermittente, il percorso imprevedibile, l'estrema precarietà. Un libro di aforismi è uno sciame di lucciole.
Nonostante il luogo comune i singoli aforismi non sono monadi a sé stanti ma dialogano tra loro, creando un effetto di legame reciproco.