Gli aforismi sono il monoteismo degli esuli.
Alcuni resistono aggrappati all'orlo dell'immaginazione.
Per contare qualcosa bisogna essere un numero.
Taluni parlano per potersi ignorare.
L'istante trova il tempo che lascia.
Grazie alla sua forma breve, l'aforisma impressiona lo spirito e si ricorda facilmente. Per queste ragioni, costituisce uno dei più sicuri mezzi per perpetuare i pensieri.
Neanche la testa più fine è in grado di apprezzare come si deve l'arte di affilare massime, se non vi è stato egli stesso educato e non ha in essa egli stesso gareggiato.
Scrive aforismi, e ha il coraggio di presentarli a un pubblico di lettori, chi ha raggiunto lo spazio mentale che gli è connaturale e ne ha fissato confini ed estensioni.
Un aforisma, modellato e fuso con vigore, per il fatto che viene letto non è ancora "decifrato"; deve invece prendere inizio, a questo punto, la sua interpretazione, per cui occorre un'arte dell'interpretazione.
Se scuoti un aforisma ne cade fuori una bugia e ti avanza una banalità.
L'aforisma è la chiusura-lampo del bagaglio delle esperienze.
L'aforisma è l'uso pessimistico della scrittura che manda in pezzi l'ethos oratorio.
Un aforisma non deve necessariamente essere vero, ma deve superare la verità.
Nel cuore di ogni aforisma, per quanto nuovo o addirittura paradossale voglia apparire, pulsa un'antichissima verità.
Quanti milioni di alberi si sarebbero potuti salvare se, invece di scrivere un brutto romanzo, molti scrittori si fossero accontentati di un solo aforisma.