Fine ultimo di tutto, la fine.
Se uno sciocco si dichiara tale, gli si crede sulla parola. Se un genio proclama di esserlo, si pretende che lo dimostri.
Vana impresa combattere la crisi poiché è ormai connaturata al sistema.
L'ammirazione è un sentimento che cela inconsapevolmente un sottile rammarico per il mancato possesso, se si tratta d'un oggetto, o un'impercettibile invidia nel caso d'una persona.
Il vero amico lo riconosci da come ti mente.
Nell'aspettazione il piacere tocca il suo apice.
A cattivo principio cattiva fine.
Il fine giustifica i mezzi? È possibile. Ma chi giustificherà il fine? A questa domanda che il pensiero lascia in sospeso, la rivolta risponde: i mezzi.
Massimo segno della fine, è il principio.
Il fine, che non può essere conseguito se non con mezzi cattivi, non può essere un fine buono.
Noi sappiamo che la bontà dei fini non giustifica l'uso dei mezzi cattivi. Ma che dire delle situazioni così frequenti oggi, in cui mezzi buoni danno risultati finali che si rivelano cattivi?
Non arriverai mai alla fine del viaggio, se ti fermi a lanciare un sasso a ogni cane che abbaia.
C'è una fine per tutto e non è detto che sia sempre la morte.
Più o meno, noi desideriamo veder la fine di tutto ciò che operiamo e facciamo; siamo impazienti di giungere al termine, e lieti di esservi giunti. Soltanto la fine totale, la fine di tutte le fini, noi ce l'auguriamo, di solito, il più tardi possibile.
La percezione della fine è dentro ciascuno di noi, è uno stigma della specie, un marchio della sua caducità.