Non si muore. Si cessa soltanto di vivere.— Alessandro Morandotti
Non si muore. Si cessa soltanto di vivere.
È andata bene: avevo ragione. È andata male: abbiamo sbagliato.
Se non altro l'aforisma ha il merito di far meditare chi lo formula.
Se uno sciocco si dichiara tale, gli si crede sulla parola. Se un genio proclama di esserlo, si pretende che lo dimostri.
Si usano deplorare le morti premature, ma nessuno depreca quelle tardive, ben più incresciose di tutte.
Se è vero che l'esempio vien dall'alto, mettiamoci in salvo prima di esserne travolti.
Non penso alla morte, ma accetto il fatto che sia parte del gioco.
La morte pareggia tutto.
Non puoi sapere dove ti attenda la morte: perciò aspettala dovunque.
Ah, che vuol dir morire! Nessuno, nessuno si ricordava più di me, come se non fossi mai esistito...
È ridicolo correre verso la morte per stanchezza della vita, quando è il tuo sistema di vita che ti fa correre incontro alla morte.
La nostra morte non è una fine se possiamo vivere nei nostri figli e nella giovane generazione. Perché essi sono noi: i nostri corpi non sono che le foglie appassite sull'albero della vita.
La morte non viene una volta sola: quella che ci porta via è l'ultima morte.
La morte è pietosa, perché da essa non c'è ritorno, mentre per colui che è uscito dalle più profonde camere della notte, consapevole e stravolto, non c'è più pace.
Sì, prova un po' a negare la morte. È lei che ti nega, e basta!
A volte per i morti si fanno cose che non si sarebbero fatte per i vivi.