Le calamità sono di due specie: la disgrazia che capita a noi, e la fortuna che capita agli altri.— Ambrose Bierce
Le calamità sono di due specie: la disgrazia che capita a noi, e la fortuna che capita agli altri.
Ingiustizia. Un peso che, fra tutti quelli che addossiamo agli altri, o portiamo noi stessi, risulta leggerissimo quando viene dalle nostre mani, e pesantissimo quando ci grava sulle spalle.
Telefono. Invenzione del diavolo che annulla alcuni dei vantaggi del mantenere una persona sgradita a distanza.
Scimmia. Animale arboreo che si trova a suo agio sugli alberi genealogici.
Conto corrente. Offerta volontaria al mantenimento della vostra banca.
Un autore popolare è uno che scrive ciò che pensa la gente. Il genio la invita a pensare qualcosa di diverso.
Ci vuole una grande fortuna per fare fortuna.
L'uomo non ha amici, ne ha soltanto la sua buona fortuna.
Audentis fortuna iuvat, piger ipse sibi obstat.
Non si soffre, in effetti, per la mancanza di questi beni, ma per il pensiero della loro mancanza. Chi ha il possesso di sé non ha perso niente: ma quanti hanno la fortuna di possedere se stessi?
Meglio essere senza fortuna ma saggi che fortunati e stolti.
Ogni uomo è l'architetto della propria fortuna.
La fortuna e la sfortuna non esistono.
Gli accidenti della fortuna si riparono facilmente: quello a cui non possiamo porre riparo sono gli eventi che nascono incessantemente dalla natura delle cose.
La fortuna viene dormendo, e chi si alza presto le taglia la strada.
La nostra fortuna è la iettatura degli altri.