Nei tempi, in cui tutti scrivono bene, pochi scrivono cose grandi.
I vincitori fanno la storia e i vinti la morale.
Ama meglio chi ha più cuore, ma più intensamente chi ha più immaginazione.
Gli uomini non si consolano di un grande amore finito: preferiscono dimenticarlo.
Conoscere i libri è una forza, conoscerli più della vita una debolezza.
La sventura colpisce egualmente i felici e gli infelici: ma per i primi sembra giustizia.
Non scrivere mai per piacere al pubblico, ma per piacere a te.
Se è vero che bisogna possibilmente pensare come uno spirito grande, bisogna invece parlare la stessa lingua che parlano gli altri. Bisogna usare parole ordinane, ma dire cose fuori dell'ordinario.
Chi difende il buon italiano non difende la pedanteria, né rifiuta le innovazioni: difende invece il buon senso, e accetta le novità.
Scrivere è riuscire a dire le cose gravi con frivolezza e quelle leggere con gravità; ci vuole però, il senso dell'ironia e anche quello dell'autoironia.
Per scrivere bene, in versi come in prosa, niente eguaglia l'avere davvero qualcosa da dire.
Scrivere è qualcosa di intimo, più intimo del sesso, quello lo si fa incastrato nell'altro, si fa senza studiare il corpo che si ha di fronte, dentro. Scrivere è spogliarsi di fronte a qualcuno, lasciarsi guardare così, nudi e in piedi, pieni di difetti di carne.
Come la negligenza nel vestire rivela disprezzo per la società nella quale si va, così lo stile affrettato, trascurato, cattivo rivela un offensivo disprezzo per il lettore, il quale poi lo ripaga giustamente non leggendo.
Scrivere è anche non parlare. È tacere. È urlare in silenzio.
Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto.
Chi scrive chiaro, sa scrivere.