Il mite non giudica il peccatore, ma lo consola e lo rinfranca. Poiché conosce le sofferenze e i problemi del discepolo, li prende su di sé e soffre con lui.
La tristezza paralizza o distrugge. Il dolore feconda e rende vivi.
L'odio come impulso non è cattivo, vuole costringerci a liberarci dell'altro e a crearci uno spazio nostro, nel quale possiamo vivere.
Per alcuni pensieri è meglio non ammetterli, bensì allontanarli subito.
Anche se ti fa paura, non ignorare l'abisso del tuo dolore.
Anche quando ci può essere la necessità di uno sfogo, in certe ore di solitudine e di abbandono, il silenzio e la mitezza sono temperamenti che rendono più fruttuoso il patire qualche cosa per amore di Gesù.
La mitezza è il cielo, l'ira è l'inferno, il punto di mezzo fra i due è questo mondo. [...] Perciò più sei mite, più sei vicino al cielo.
Uno è mite nei suoi rapporti con l'altro quando cerca nell'altro quello che è buono in lui, o molto buono, e quello che potrebbe portare molto più lontano.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime.
Chi è mite rinuncia alla violenza, ma ripone anche la massima fiducia nella costruttività di questa scelta etica.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Per quante volte il mite lume de li occhi suoi misericordi ne' miei torbidi spiriti discordi ridusse in pace ogni più trista lite.
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