La lotta alla criminalità organizzata è molto difficile, perché la criminalità è organizzata, ma noi no.— Antonio Amurri
La lotta alla criminalità organizzata è molto difficile, perché la criminalità è organizzata, ma noi no.
Quando verrà l'ora di morire non voglio perderne neanche un attimo: si muore una volta sola.
Quando si pretende di allevare con ogni cura quattro figli, non ci si può lamentare se, alla fine del mese, i conti del fruttivendolo e del farmacista si equivalgono.
Molti passano metà del loro tempo a desiderare le cose che potrebbero avere se non passassero metà del loro tempo a desiderarle.
Il semaforo è il mezzo per far arrivare i pedoni senza pericolo al centro della strada.
Il guaio nell'arrivare puntuali agli appuntamenti è che non c'è mai lì nessuno ad apprezzarlo.
Spogliato delle razionalizzazioni etniche e delle pretese filosofiche, un crimine è una qualunque cosa, che chi comanda, proibisce.
Nel crimine c'è dell'eroismo, come nella virtù. Il vizio e l'infamia hanno i propri altari e la propria religione.
Il crimine e le vite scellerate sono la misura del fallimento di uno Stato, ogni crimine alla fine è il crimine della comunità.
Abbastanza spesso il criminale non è all'altezza della sua azione: egli la immeschinisce e la calunnia.
Ogni criminale è il boia di se stesso.
Tutti possiamo essere spregevoli. Ognuno di noi porta con sé un crimine commesso o un crimine che l'anima gli chiede di commettere.
Se i criminali agissero sempre secondo un orario ben preciso, come i treni, sarebbe certo molto comodo.
Un crimine generalizzato diviene ben presto un diritto.
C'è chi, come prezzo del proprio misfatto, ebbe la forca, chi la corona.