Un crimine che riporta successo e fortuna è chiamato virtù.
Chi è troppo indaffarato non può svolgere bene nessuna attività, perché una mente impegnata in mille cose non può concepire nobili pensieri.
Breve è la vita che viviamo davvero. Tutto il resto è tempo.
Curan la fama i più, pochi l'onore.
Ciascuno è vittima delle proprie illusioni.
Una mente notevole possiede un regno.
Abbastanza spesso il criminale non è all'altezza della sua azione: egli la immeschinisce e la calunnia.
Un crimine generalizzato diviene ben presto un diritto.
Il crimine è una sorta di malattia e dovrebbe essere trattato come tale.
Spogliato delle razionalizzazioni etniche e delle pretese filosofiche, un crimine è una qualunque cosa, che chi comanda, proibisce.
La lotta alla criminalità organizzata è molto difficile, perché la criminalità è organizzata, ma noi no.
Nel crimine c'è dell'eroismo, come nella virtù. Il vizio e l'infamia hanno i propri altari e la propria religione.
Ogni criminale è il boia di se stesso.
C'è chi, come prezzo del proprio misfatto, ebbe la forca, chi la corona.
Occorre fare attenzione a non lasciare che i crimini commessi da singole persone o da piccoli gruppi ci facciano cadere nella trappola delle "generalizzazioni", in modo che questi atti condizionino il nostro modo di guardare a intere popolazioni, intere regioni e religioni.