Il miglior antidoto al dolore è il lavoro.
Quale strano enigma è mai l'uomo!
Nulla è più innaturale dell'ovvio.
Le donne agiscono per motivi imperscrutabili. Il loro gesto più banale può significare volumi, o la loro condotta più straordinaria può dipendere da una forcina o un ferro da ricci.
Non vi sono sciocchi così molesti quanto quelli che hanno dello spirito.
La vita non è forse tutta patetica e inutile? Raggiungiamo qualcosa, l'afferriamo. E alla fine, cosa ci resta in mano? Un'ombra. O peggio che un'ombra l'infelicità.
Un buon lavoro compiuto passo per passo diventa un grande lavoro. La casa del tuo successo sarà costruita mattone per mattone.
Fare il ministro del lavoro in un paese dove il lavoro non c'è, è come fare il bidello di una scuola a Ferragosto!
Non è il benessere né lo splendore, ma la tranquillità e il lavoro, che danno la felicità.
Probabilmente la vera preparazione per il proprio lavoro non è ciò che si fa credendo di prepararsi al riguardo.
Il lavoro è un'ottima cosa per l'uomo: lo distrae dalla sua vita, gli impedisce di vedere quell'altro essere che è sé stesso e che gli rende spaventosa la solitudine.
Chi ha molto da fare non ha tempo di abbandonarsi alla dissolutezza. Senza dubbio il lavoro cancella i vizi generati dall'ozio.
Non lavorare nella giornata di sabato, ma vai a vedere giocare la squadra di calcio.
È necessario lavorare, se non per gusto, almeno per disperazione, poiché, verificato tutto, lavorare è meno noioso che divertirsi.
Il lavoro è il rifugio di coloro che non hanno nulla di meglio da fare.
Nascendo, l'uomo ha ricevuto dal suo stomaco l'ordine di mangiare tre volte al giorno, per recuperare le forze che gli tolgono il lavoro e più spesso ancora la pigrizia.