Se l'uomo fosse destinato a pensare, non avrebbe gli orecchi.— Arthur Schopenhauer
Se l'uomo fosse destinato a pensare, non avrebbe gli orecchi.
Per la vita comune, pratica, in quanto adeguata alle energie spirituali normali, il genio è una dote scomoda e, come ogni anormalità, un ostacolo.
I selvaggi si divorano l'un l'altro, gli uomini civili si imbrogliano l'un l'altro, e questo si chiama l'andamento del mondo.
Se la civiltà ha raggiunto il suo culmine fra i popoli cristiani, ciò non dipende da un'influenza positiva del cristianesimo, ma dal fatto che il cristianesimo è morto e ha, ormai, ben poca influenza: e infatti, finché ne ebbe molta, e cioè nel Medioevo, la civiltà era molto arretrata.
Il genio abita semplicemente al piano di sopra della follia.
Come il mondo è da un lato, in tutto e per tutto, rappresentazione, così dall'altro, in tutto e per tutto, volontà.
Ogni società civile, religiosa e politica determina i confini, le «riserve» più o meno ampie, entro cui il pensiero può liberamente esprimersi.
Vivere del pensiero è sentirsi superiori alla comunità.
Se due uomini sono d'accordo su tutto, puoi star sicuro che solo uno dei due sta pensando.
Non si può vivere e pensare. Ciascuna delle due cose, rispetto all'altra, è una perdita di tempo.
Per chiunque pensa e agisce è un brutto segno se non è vilipeso, ingiuriato, minacciato.
Molte persone credono di pensare, ma in realtà stanno solo riorganizzando i loro pregiudizi.
La maggior parte pensa troppo poco per pensare doppio.
Chi pensa molto, chi pensa cioè oggettivamente, dimentica facilmente le proprie vicende, ma non dimentica i pensieri che da quelle sono suscitati.
Pensare è il lavoro più arduo che ci sia, ed è probabilmente questo il motivo per cui così pochi ci si dedicano.
Pensare ci rende sensibili alle sfumature dei sentimenti e alle possibilità dell'immaginazione.