Vivere del pensiero è sentirsi superiori alla comunità.— Carlo Maria Franzero
Vivere del pensiero è sentirsi superiori alla comunità.
Siamo in un'epoca di egoismi senza individualità, e forse appunto per questo non si è inneggiato mai così forte al collettivismo.
Forte sarebbe colui che potesse dopo un fatto grande distruggere d'un colpo ogni vestigia del passato.
Se non esistessero le convenzioni e i pregiudizi, l'immoralità non avrebbe motivo di sussistere. Nulla è di per sé morale o immorale.
La moralità, ciò che la società chiama «morale» di per sé non esiste.
La nostra vita è una catena di menzogne tessuta con molta grazia; con una grazia che se volessimo sempre scoprire la discordanza tra gli atti e le parole, tutte le persone sembrerebbero ipocrite...
Il pensiero è malato, che la cultura dominante non ha più nessuna stima, perché il pensiero è fatto per sua natura per nutrirsi di realtà, e perciò per offrire agli uomini una verità che esso scopre nelle cose.
Ci sono in ogni epoca degli individui che non pensano come tutti, cioè che non pensano come coloro che non pensano affatto.
Da quando ho cominciato a pensare, ho pensato che sarei stato un giornalista.
Se è vero che bisogna possibilmente pensare come uno spirito grande, bisogna invece parlare la stessa lingua che parlano gli altri. Bisogna usare parole ordinane, ma dire cose fuori dell'ordinario.
L'impegno a pensare bene è il principio della morale.
Chi poco pensa, molto erra.
Noi siamo come i nostri pensieri ci hanno fatto; perciò state attenti a cosa pensate.
Uomini hanno vissuto per pensare e altri non hanno potuto farlo per essere stati costretti alla sola incombenza di sopravvivere.
Per quanto male un uomo possa pensare delle donne, non c'è donna che non pensi peggio di lui.
Chi pensa in tutto come il suo secolo è necessariamente nell'errore.