Ogni vera storia è sempre autobiografica.
Fa a volte bei versi, ma li fabbrica con la macchina dell'intelletto... Ma anche l'intelletto suo è disorganico, frammentario. È un dilettante dell'intelligenza.
La cultura storica ha il fine di serbare viva la coscienza che la società umana ha del proprio passato, cioè del suo presente, cioè di se stessa.
Nel Macbeth, il bene appare solo nella vendetta che il bene compie, nel rimorso, nella punizione. Nessuna figura ne impersona la presenza.
È proprio delle democrazie preferire in arte i valori scadenti ai genuini, che sono aristocratici e antiutilitari.
Le pagine meno gloriose del nostro passato sarebbero le più istruttive se solo accettassimo di leggerle per intero.
I tempi primitivi sono lirici, i tempi antichi sono epici, i tempi moderni sono drammatici.
I popoli felici non hanno storia. La storia è la scienza dell'infelicità degli uomini.
Ciascun giorno è farsi un giro nella storia.
La storia vera è l'opera di chi si colloca là dove nessuno vorrebbe essere, nell'umiltà del servizio, nell'insignificanza apparente della bontà, nel silenzio degli uomini di buona volontà.
Fede e storia non si escludono, ma si integrano e si spiegano a vicenda.
La storia non ha mai insegnato niente a nessuno, altrimenti non ci troveremmo nei guai in cui ci troviamo.
La storia del mondo la storia di temperamenti in contrasto.
Il fatto è che il processo storico non consiste nella soluzione di un ben definito set di problemi: nel processo storico la soluzione stessa d'un problema crea altri problemi.
La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi.