Radicchio o bistecca, viviamo della morte degli altri.— Camillo Sbarbaro
Radicchio o bistecca, viviamo della morte degli altri.
La forza dell'aforisma è nella sua perentorietà, come quella dello sgherro nel ceffo. Forza-sopruso.
Nella vita come sul tram, quando ti siedi sei al capolinea.
Sei venuta e con passo di danza sei entrata nella mia vita.
Si potesse nella vita tenere il passo del vero camminatore: lo stesso in discesa che in salita.
Se non mangio subito, morirò di fame; e se io muoio, non mangerò subito.
Ce ne stavamo seduti a chiacchierare in un ristorante etiope scelto da lei. E io facevo qualche battuta tipo: "Ehi! Non sapevo che si mangiasse in Etiopia, sarà una cosa rapida: ordino due piatti vuoti e via!"
Da sempre la cultura è anche quella che si mangia, come sapeva Mario Soldati quando, nel suo viaggio sul Po, spiegava che per capire la cultura di un luogo bisogna per prima cosa andare al mercato.
La pace del mondo si farà il giorno in cui le persone avranno cibo sufficiente per mangiare.
Il mangiare e bere in santa libertà in mezzo ai galantuomini, agli amici, in tempo d'inverno al caldo, al fresco d'estate, dica chi vuole, è un gusto con i baffi.
Tu l'hai impastato, tu lo devi mangiare tutto.
Se oggi l'uomo non mangia più l'uomo, è unicamente perché la cucina ha fatto dei progressi!
Sono convinto che nei prossimi secoli la gente racconterà con orrore e ascolterà con dubbio come i loro antenati ammazzavano gli animali per mangiarli. Il vegetarismo si diffonde molto rapidamente.
Era così povera che quando si mangiava le unghie apparecchiava la tavola. Spesso prendeva qualcosa di caldo: la febbre.
Ho sempre voglia di trovare il migliore hamburger della città.