Bisogna cambiare spesso opinione per restare del proprio partito.
A un ministro si addice meno dire delle sciocchezze che farne.
Ci si lascia imbrogliare più spesso per troppa diffidenza che per troppa fiducia.
Nei partiti riesce più difficile vivere con quelli che ne fanno parte, che agire contro quelli che vi sono avversi.
Non v'è cosa al mondo per la quale non venga un momento decisivo, e il capolavoro della buona condotta è riconoscere e cogliere quel momento.
In fatto di calunnie, tutto quello che non nuoce serve a chi è calunniato.
La costante abitudine a correggere e a completare la propria opinione confrontandola con quelle degli altri, non solo non causa dubbi o esitazioni nel tradurla in pratica, ma anzi è l'unico fondamento stabile di una corretta fiducia in essa.
Un'opinione può avere origini emotive, mistiche o razionali. L'origine razionale è la più rara.
Ci sono secoli in cui l'opinione pubblica è la peggiore delle opinioni.
Non c'è che un solo modo di serbarsi sempre fedeli alle stesse opinioni, rimanere tutta la vita fanciulli.
Rifiutare di avere delle opinioni è il modo di averle.
Io a volte scopro come la penso su di un argomento quando ne parlo. È parlandone che scopro la mia opinione, insieme a quelli che mi ascoltano.
L'opinione pubblica è una giurisdizione che l'uomo dabbene non deve mai riconoscere senza riserve, e non deve mai rifiutare.
Uno cerca d'infischiarsene dell'opinione pubblica, ma non è facile. Quando ci è ostile, l'opinione pubblica provoca fatalmente in noi un antagonismo che turba.
Il cambiare opinione e il dare ascolto a chi ti corregge è certamente un comportamento da uomo libero.
Le mie opinioni possono essere cambiate, ma non il fatto che ho ragione.