L’amore viene descritto come un potente movimento di uscita da sé, un impulso che spinge a superare i confini dell’io per rivolgersi a qualcosa o qualcuno di esterno. L’essere umano è presentato come profondamente bisognoso di un oggetto da elevare, quasi a trasformare la persona amata in un altare affettivo. In questo processo la dedizione diventa estrema: ci si sacrifica, si rinuncia a parti di sé, alla propria autonomia e talvolta alla propria dignità. L’immagine della prostituzione serve a esprimere questa dimensione radicale, dove ci si “vende” emotivamente, si consegnano le proprie energie interiori in cambio di adorazione, vicinanza, riconoscimento o semplicemente per sfuggire alla solitudine. L’amore appare quindi ambiguo: da un lato è slancio, devozione e bisogno profondo di fusione; dall’altro è esposizione vulnerabile, perdita di sé, rischio di svilimento. Invece di essere solo un sentimento idealizzato e luminoso, contiene un lato oscuro, fatto di dipendenza, sottomissione e continua offerta di sé. In questa visione, chi ama si pone in una posizione di inferiore, disposto a pagare qualunque prezzo pur di mantenere il legame, trasformando il proprio cuore in merce spirituale pur di non restare chiuso nella propria solitudine interiore.