L'amore?
— Pitigrilli
Un bacio, due baci, tre baci, quattro baci, tre baci, due baci, un bacio, zero baci.
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La nostra interpretazione
L’amore viene rappresentato come una progressione numerica che cresce, raggiunge un apice e poi inevitabilmente si riduce fino allo svanire. All’inizio c’è l’entusiasmo dell’aumento, il crescendo del desiderio e della vicinanza: il moltiplicarsi dei gesti affettuosi simboleggia l’ebbrezza dei primi tempi, quando ogni bacio sembra aprire una promessa nuova. A un certo punto, tuttavia, questo slancio comincia a inversi: ciò che prima era crescita diventa sottrazione, ciò che abbondava comincia a mancare. Il movimento discendente non è solo quantitativo, ma indica un logoramento emotivo, un progressivo svuotamento di intensità e partecipazione. L’ultimo stadio, l’assenza completa, mostra come la familiarità dei gesti si possa trasformare in distanza, come ciò che un tempo era quotidiano e naturale diventi improvvisamente impossibile. In questa dinamica si coglie un’idea disincantata del legame affettivo: per quanto possa essere coinvolgente e totalizzante nella sua fase crescente, porta già in sé la possibilità del declino. Il ritmo quasi matematico finisce per suggerire una sorta di destino ciclico, in cui passione e disillusione si susseguono con una regolarità crudele, fino a lasciare soltanto il ricordo di ciò che è stato, condensato in un bilancio finale di mancanza.