Ciò che ho sempre trovato di più bello, a teatro, è il lampadario.
Ci sono pelli corazzate con le quali il disprezzo non è più una vendetta.
Il dandy deve aspirare a essere sublime, senza interruzione. Deve vivere e dormire davanti a uno specchio.
Dopo un'orgia ci si sente sempre più soli, più abbandonati.
Per il mercante anche l'onestà è una speculazione.
L'astinenza è una delle forme più raffinate di piacere sessuale.
Lo schermo dà soddisfazione perché è così tecnico e misterioso. E' come giocare alla roulette: hai un copione, puoi pensare che sia ottimo o pacchiano, ma non hai idea di come verrà fuori in realtà. Sul palco, invece, tu sei l'autore di te stesso.
Ho amato ogni minuto di ogni ora che ho passato recitando a teatro.
Il teatro, portando alla vita maschere impersonali, è solo per coloro che sono abbastanza virili da creare nuova vita: o un conflitto di passioni più sottile di quelli che già conosciamo, o un nuovo personaggio completo.
Il teatro è il luogo dove cresci, dove riesci a porti quelle domande essenziali per il tuo lavoro, cosa che a cinema non puoi fare. Il cinema è il luogo delle risposte, non delle domande.
Il cinema dovrebbe farti dimenticare che sei seduto su una poltrona di un teatro.
Il teatro mi ha tenuto in vita e mi ha dato modo di applicarmi al mio talento.
Nella totale perdita di valori della gente, il teatro è un buon pozzo dove attingere.
In teatro, spesso, le cose migliori sono gli intervalli.
Fare una scuola di teatro o di cinema, lavorare in tutti e due i settori, in entrambi gli spazi, è un arricchimento. Fa capire che il termine attore è comune ai due ambiti, ma le tecniche sono completamente diverse.
A me piace il cinema, mi affascina, mi attira proprio per il suo procedere frammentato, in sequenza. A teatro, in fondo, quando hai studiato bene il testo e hai armonizzato i tempi con gli altri attori della compagnia, la cosa in un certo senso fila via liscia, "va da sé".