La scienza oggi ha molto da dire, molti baracconi da sbaraccare.
La realtà non è idillica e non risparmia problemi né ostacoli a nessuno.
Soltanto il rispetto dei valori e dei dolori che si vogliono superare consente di trascenderli; ignorarli con frettolosa sgarbatezza significa lasciarli pericolosamente fermentare nel livore represso e lasciarli incancrenire nel risentimento non risolto.
Non solo dare, pure ricevere è segno di libertà e un uomo libero è chi sa confessare la propria debolezza e afferrare la mano offertagli.
L'amore è un'eco dell'infinito e una sfida al tempo.
Viaggiare è una scuola di umiltà, fa toccare con mano i limiti della propria comprensione, la precarietà degli schemi e degli strumenti con cui una persona o una cultura presumono di capire o giudicano un'altra.
Alla scienza è imputabile una sola vera e grande colpa. Avere per troppo tempo permesso a scienziati finti o falliti di parlare come se fossero loro i veri rappresentanti della Scienza. É questa la ragione per cui l'immagine della scienza è così distorta.
La scienza è amore verso il Creato. Essa rappresenta il desiderio intimo dell'intelletto umano di decifrare la logica scelta da Colui che ha fatto il mondo. C'è quindi uno stretto legame tra amore e scienza: più forte di quello che c'è tra amore e arte.
Io credo che tutti gli scienziati autentici abbiano considerato se stessi come Newton: sapevano che non sappiamo nulla, a anche che nel campo già coltivato della scienza tutto è incerto.
La scienza non è altro che percezione.
Il prete conosce soltanto un unico grande pericolo: questo è la scienza, la sana nozione di causa ed effetto.
La scienza esige umiltà intellettuale esattamente come la verità di fede.
La scienza intera non è altro che un modo più sofisticato del pensare quotidiano.
La scienza è dopotutto un'arte, una questione di consumata abilità nel condurre la ricerca.
Più che un sistema di credenze, la scienza può essere considerata un sistema di problemi.
Le scienze sono degli occhiali per ingrandire i problemi.