La filosofia è divenuta un gioco per il quale i filosofi stessi non provano un grande interesse, dacché non lo giocano più; semplicemente redigono definizioni e passano la loro vita a rivederle.
È sempre consigliabile, quando si affronta una discussione, tentare di incominciare da qualche fatto sul quale si è d'accordo.
Sarei dovuto diventare un grande filosofo, avrei detto a tutti quanto eravamo sciocchi, a stare in giro a fare andare l'aria dentro e fuori dai polmoni.
La scienza è ciò che sappiamo e la filosofia è ciò che non sappiamo.
La filosofia dev'essere non più che un condimento all'arte della vita. Dedicarsi soltanto alla filosofia non è meno strano del mangiare sempre e solo rafano.
La filosofia ama i dissidi, perché dai dissidi si produce, si genera, si alimenta, crea variazioni tematiche, giochi euristici, assolute novità.
Sono attratto dalla filosofia indù, il cui proposito essenziale è il superamento dell'io; eppure tutto quello che faccio e tutto quello che penso è solo io e disgrazie dell'io.
Quando uno ha approfondito un problema filosofico deve, in qualche modo, indietreggiare come un pittore davanti al quadro e guardare ciò che ha prodotto.
Non so nulla dell'anima. Non sono mai stato quel genere di filosofo.
Le folle consentono ad ascoltare il filosofo per divertirsi, nello stesso modo che ascolterebbero un suonatore di cornamusa o un ciarlatano.
Dobbiamo allo stesso tempo ridere, filosofare, amministrare la nostra casa, usare di quant'altro è a nostra disposizione e non cessare mai di proclamare le parole della retta filosofia.
La grande filosofia degli inizi non appare sul fondamento del tragico, ma è la grande tragedia attica ad apparire sul fondamento dello spazio aperto dalla testimonianza del senso ontologico del divenire.
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