La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina.— Edoardo Sanguineti
La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina.
Uno sguardo vergine sulla realtà: ecco ciò ch'io chiamo poesia.
Quelli di Tienanmen erano veramente dei ragazzi poveretti, sedotti da mitologie occidentali, un poco come quelli che esultarono quando cadde il muro; erano dei ragazzi che volevano la Coca-Cola.
La nozione di chiarezza, per nostra disgrazia, pare essere intrinsecamente e fatalmente oscura.
In cinquant'anni molte cose sono profondamente cambiate, la poesia è cambiata, ma non è cambiato il compito dei poeti, quello di disegnare il profilo ideologico di un'epoca.
Per la poesia la giovinezza non basta: la fanciullezza ci vuole!
Si può imparare più su come scrivere poesia da Dante che da qualunque poeta inglese.
Simile a un colombo viaggiatore, il poeta porta sotto l'ala un messaggio che ignora.
Anche il poeta ha un corpo. Mangia. Invecchia. Anche il poeta è stretto nella sua triste carne.
Della poesia me ne fotto, io stesso sono nato per un condom che si è rotto.
Tutto il mondo soffre di avere perduto la religione. E quasi tutta la poesia di oggi non è, in un modo o nell'altro, che il rimpianto di una religione perduta.
La sfida della grande poesia è il male più brutto, il male tragico, l'irreparabile perdizione o distruzione o condanna dell'innocente.
La poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ne impiega troppo.
Devo combattere con le mie lacrime, mica con una poesia.
Una poesia è buona finché si sa di chi è.