Dare un nome alle cose è la grande e seria consolazione concessa agli uomini.
Gli inglesi non hanno messo per scritto le loro leggi, se le portano addosso.
Non c'è fede tanto disgustosa da prevenirne una più disgustosa.
Solo recitando la propria infelicità si può superarla.
I cani hanno una sorta di invadente disponibilità dell'anima che allevia le persone che cominciano a risecchirsi.
Coloro che non s'adeguano sono il sale della terra, il colore della vita, condannano se stessi all'infelicità, ma sono la nostra felicità.
Un nome qualunque non esiste, per così dire non si dà in natura: ogni nome reca una certa carica di destino.
Nominare una cosa è conservarle il pieno valore e spogliarla del suo aspetto terrifico.