L'infelicità è essa stessa un vizio.
Certi vizi sono più noiosi della stessa virtù. Soltanto per questo la virtù spesso trionfa.
Quando la vanità si placa l'uomo è pronto a morire e comincia a pensarci.
Conoscere se stesso. Dopodiché diventa impossibile vivere insieme con se stesso.
Roma città corrotta? Non credo: troppi impiegati. Sarebbe una corruzione fondata sull'anticipo degli arretrati, su una ferma richiesta di aumenti e sull'anticipo della liquidazione. Ed è mai possibile?
Lo stupido più innocuo trova sempre un'eco favorevole nel cuore e nel cervello dei suoi contemporanei che sono almeno stupidi quanto lui: e sono sempre parecchi.
Talvolta si prende come cattiva abitudine l'essere infelici.
Quelli che sono infelici non hanno bisogno di niente a questo mondo, eccetto di persone capaci di concedere loro la propria attenzione.
Nessuno può farti sentire infelice se tu non glielo consenti.
Se l'infelicità ama essere in compagnia, certo essa ne trova a sufficienza.
L'infelicità rende Dio assente agli occhi degli uomini per un certo tempo, più assente di un morto, più assente della luce in una prigione oscura.
Il segreto per essere infelice è avere abbastanza tempo per preoccuparsi se si è felici o no.
Veramente infelice è chi non sa sopportare l'infelicità.
Non v'è infelicità umana la quale non possa crescere. Bensì trovasi un termine a quello medesimo che si chiama felicità.
Non c'è gioia per chi procura l'infelicità altrui.
Ben difficilmente si vede un uomo infelice per non essere riuscito a scorgere ciò che avviene nell'anima altrui; ma colui che non avverte i moti della propria anima, è inevitabile che sia infelice.