La pubblicità fa più danni della pornografia perché unisce l'inutile al dilettevole.— Ennio Flaiano
La pubblicità fa più danni della pornografia perché unisce l'inutile al dilettevole.
A vent'anni si tenta la poesia, a cinquanta si pensa che bisognava insistere.
Molti si sono occupati a combattere la frase e il luogo comune o a farne risaltare il ridicolo. Credo che compito del poeta sia quello di far nuove le parole o di sfuggire le insidie del luogo comune.
La società va trattata tenendo conto che è composta di persone sensibili alla corruzione, al disprezzo, all'adulazione. Usando queste tre leve non dovrebbe essere difficile dominarla.
Un colpo di pistola sparato al momento giusto evita ogni penosa discussione. Il problema però resta aperto: a chi sparare? A se stessi o all'interlocutore? Nel dubbio, astenersi. Ma non venite poi a lagnarvi che le discussioni sono inutili.
Nei miei ritratti infantili sempre mi colpisce uno sguardo di rimprovero, che non può essere diretto che a me. Sarei stato io la causa della sua futura infelicità, lo presentiva.
Anche Dio crede nella pubblicità; infatti ha messo campane in ognuna delle sue chiese.
La moderna Cappuccetto Rosso, allevata a suon di pubblicità, non ha nulla in contrario a lasciarsi mangiare dal lupo.
La pubblicità è il commercio dell'anima.
Pubblicità. L'arte d'insegnare alla gente a desiderare determinate cose.
La pubblicità ha soltanto una ragione d'essere: quella di agganciare la curiosità del pubblico con la massima originalità, la massima sintesi, il massimo dinamismo, la massima simultaneità e la massima portata mondiale.
La pubblicità è la menzogna legalizzata.
La pubblicità è un prezioso fattore commerciale: è il modo più economico per vendere merci, soprattutto se non valgono niente.
La pubblicità ci fa desiderare quello che non abbiamo e disprezzare quello che già abbiamo. Crea incessantemente l'insoddisfazione e la tensione del desiderio frustrato.
La pubblicità e Hollywood tentano costantemente di penetrare l'inconscio di un vasto pubblico, non per capirne le menti, ma per imporre determinati sogni collettivi e sfruttarli a fini di lucro.