Non è veramente colto chi non sa leggere il proprio cuore.
Possiamo essere assolutamente certi soltanto delle cose che non conosciamo.
Il fanatico è perpetuamente incompleto e insicuro. Egli non può auto-generare sicurezze dalle sue risorse individuali, ma solo trovarle aggrappandosi spassionatamente a qualunque sostegno gli capiti di incontrare.
Togliete l'odio da alcune persone, e avrete uomini senza fede.
Il potere assoluto e la fede assoluta sono strumenti di disumanizzazione. Dunque la fede assoluta corrompe in modo altrettanto assoluto quanto il potere assoluto.
Per diventare diversi da ciò che siamo, dobbiamo avere una qualche consapevolezza di ciò che siamo.
La nostra cultura ci ha resi tutti uguali. Nessuno è più veramente bianco, nero o ricco. Tutti vogliamo lo stesso. Individualmente non siamo niente.
Ritengo che sia un limite della nostra cultura il fatto di avere un'opinione così elevata di noi stessi. Ci riteniamo infatti a torto più simili agli dèi anziché alle scimmie.
Cultura significa anzitutto creare una coscienza civile, fare in modo che chi studia sia consapevole della dignità. L'uomo di cultura deve reagire a tutto ciò che è offesa alla sua dignità, alla sua coscienza. Altrimenti la cultura non serve a nulla.
Che la cultura sia la quintessenza di tutto ciò che si è dimenticato è una giusta nozione. Oltrepassato quel punto, la cultura è una malattia e un peso per chi sta intorno alla persona colta.
Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze.
Cultura è quella cosa che i più ricevono, molti trasmettono e pochi hanno.
La disgregazione culturale può seguire alla specializzazione; ed è la disgregazione più radicale di cui una società possa soffrire.
Ogni cultura assimila elementi di culture vicine o lontane, ma poi si caratterizza per il modo in cui li fa propri.
In una cultura abituata da secoli a frazionare ogni cosa al fine di controllarla, può essere sconcertante scoprire che il medium è il messaggio.