Quassù l'ispirazione entra nel naso e la mucosa fiuta la storia dell'aria, i suoi viaggi.— Erri De Luca
Quassù l'ispirazione entra nel naso e la mucosa fiuta la storia dell'aria, i suoi viaggi.
Di notte steso sul letto ascolto i battiti e so che non sono miei, ma i suoi, cuciti nel mio petto. Così sento di essere in due. Quello che vedo, assaggio, odoro, tocco, ascolto, glielo racconto.
Ho scritto i libri che non ha scritto, ho scalato le montagne che avrebbe voluto. Sono suo figlio perché ho ereditato i suoi desideri. Non si eredita il granaio, la casa, ma la penuria, il compito lasciato, la provvista mancata.
Dormo su un'amaca appesa alle travature della stiva, dondolo sopra la sala macchine. Ho quarant'anni e un sonno duro da prendere a calci per farlo smettere. Mi chiamano il morto, nessuno dorme dove riesco io. Nessuno sa da quanta vita non dormo.
Una verità può essere colta da un passante, un estraneo può trasmetterla più fedelmente di chi la conosce e la patisce.
Sul mare non è come a scuola, non ci stanno professori. Ci sta il mare e ci stai tu. E il mare non insegna, il mare fa, con la maniera sua.
A volte per conoscere la verità occorre smuovere le montagne.
Sono così triste che le montagne più di me non le si può amare.
La montagna dovrebbe servire per salire, ma anche, e soprattutto, per discendere. Verso la gente.
Non ho mai piantato un chiodo in montagna. Non mi sento autorizzato, sono uno di fuori, di passaggio. Mettere un chiodo è un atto di possesso, bisogna appartenere al luogo per sentirsi autorizzato.
Io chiedo a una scalata non solamente le difficoltà ma una bellezza di linee.
Ogni strada seguita precisamente fino alla sua fine non porta proprio in nessun luogo. Scala una montagna solo un poco, per verificare che sia una montagna. Dalla cima di una montagna non puoi vedere che si tratta di una montagna.
Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale l'uomo si sente ispirato, sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma lì ci è difficile riconoscerla. Per questo siamo attratti dalle montagne.
Le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono, altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi.
Gli antichi si dilettavano a cantar la natura: fiumi, montagne, nebbia, fiori, neve, vento, luna. Bisogna armare d'acciaio i canti del nostro tempo. Anche i poeti imparino a combattere.
Per l'uomo la montagna è una figura paterna con cui misurarsi.