La morte odora di resurrezione.— Eugenio Montale
La morte odora di resurrezione.
Ma in attendere è gioia più compita.
Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Dallo stadio calcistico il tifoso retrocede ad altro stadio: a quello della sua stessa infanzia.
E senti allora, se pure ti ripetono che puoi, fermarti a mezza via o in alto mare, che non c'è sosta per noi, ma strada, ancora strada, e che il cammino è sempre da ricominciare.
Ammazzare il tempo è il problema sempre più preoccupante che si presenta all'uomo d'oggi e di domani.
La più strana di tutte le stranezze finora da me udite, m'è sembrata quella che l'uomo debba aver paura della morte, sapendo che la morte, un fine necessario e inderogabile, verrà quando verrà.
Chi sa morire, non ha più padrone.
Ad un certo punto della vita non è la speranza l'ultima a morire, ma il morire è l'ultima speranza.
La pallida morte batte ugualmente al tugurio del povero come al castello dei re.
Nessuno muore mai completamente, c'è sempre qualche cosa di lui che rimane vivo dentro di noi.
Chi muore paga tutti i debiti.
Il primo sintomo della morte é la nascita.
Io ho il diritto di scegliere la mia morte per il bene degli altri.
Giaceva immobile e la morte non era con lui. Doveva essere passata da un'altra strada. La morte pedalava in bicicletta, si muoveva silenziosa sul selciato.
È sorprendente: il potere della morte umana di far rinsavire. Ha più peso di ogni parola, di ogni argomento: è la forza ultima. Si impossessa della tua attenzione e del tuo tempo. E ti lascia cambiato.