Il famoso "si vis pacem para bellum" non è che un giuoco di parole da oracolo di Delfo. Torniamo, signori, al senso comune, che dice: "si vis pacem para pacem.
La violenza è un metodo di lotta inferiore, brutale, illusorio soprattutto, figlio di debolezza, fonte di debolezza, malgrado, anzi in ragione dei suoi effimeri trionfi.
Le nostre carceri sono fabbriche di delinquenti o scuole di perfezionamento dei malfattori.
La ferocia dei moralisti è superata soltanto dalla loro profonda stupidità.
Le catastrofi politiche non vengono se non siano in qualche modo consentite o volute.
Immagino un mondo senza guerra, un mondo senza odio. E immagino noi che lo attacchiamo, perché non se l'aspetteranno.
Se i popoli della terra, coralmente, potessero esprimersi, al di sopra di ogni differenza ideologica, politica, di ogni razza, al di sopra di ogni credo, e di ogni differenza di credo religioso, tutti i popoli della terra si pronuncerebbero per la pace contro la guerra.
Il problema della guerra e della pace sarà radicalmente diverso il giorno in cui le donne contribuiranno con lo stesso peso dell'uomo alle sorti del genere umano. Le madri e le mogli hanno una sola risposta a questo problema: la pace.
Cosa puoi fare per promuovere la pace nel mondo? Vai a casa e ama la tua famiglia.
Pace: uno stato provvisorio che non lascia presagire niente di buono.
La felicità è una combinazione di pace interiore, disponibilità economiche e, soprattutto, pace mondiale.
Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra.
La sola garanzia di una lunga pace fra due stati è l'impotenza reciproca di nuocersi.
Se in una casa fanno pace anche soltanto in due, essi potranno dire alla montagna: "Spostati!" E questa si sposterà.
La pace nasce dalla coerenza, dalla legalità, dal rispetto dell'altro, dal far proprie le speranze e le esigenze degli altri. La pace nasce dalla fatica di dire no quando è necessario.
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